"Lo Stemma araldico della Campari non sono altro che: due
cani, in italiano traducibili come cani pari, da cui sembra immediato perciò arrivare alla parola Campari"..
Alzi la mano chi come me prima di quest'oggi era ignaro di questo significato, (o semplicemente che non gli è mai passato per la testa!)..
Bene, questa è la prima cosa che ho imparato da questo incontro con Paolo Cavallo direttore della Galleria Campari di Sesto san Giovanni; la seconda è quella di aver ripercorso alle nove della mattina, tutte le varie miscellanee per arrivare alle 19.00 di questa sera, con le idee ben chiare su cosa ordinare al bar, la terza quella dell'introduzione del concetto museo-azienda.

La realizzazione della galleria Campari è avvenuta in modo più che preciso, allontanandoci dai soliti canoni d’impresa che con la loro linea cronologica non fanno altro che insistere sulle loro tappe commerciali. Quindi no alla visone cronologica, né a quella didascalica, la più azzeccate per celebrare la gloria del passato del marchio; ma viene introdotto un qualcosa dove passato, presente e futuro vengono uniti per mano di un team d’eccellenza.
Prima di fare qualcosa, si aveva ben chiaro dall'inizio cosa non fare!
Non creare un museo polveroso con un autocompiacimento sul
successo passato della Campari, ma
un progetto dinamico e interattivo per un pubblico giovane e contemporaneo, dove si è cercato di esplorare tutto l’archivio storico
artistico, sebbene sia piuttosto vasto e pertanto impossibile da riproporre interamente.
Si è voluto creare una sorta di punto nodale, per un luogo che fosse in grado di
comunicare i valori del marchio Campari, ormai vecchio di 155 anni, ovvero un
marchio che dopo la sua vecchiaia è ancora in crescita, nonostante il mercato
italiano sia un mercato già parecchio attivo grazie al nostro invidiabile mito dell’aperitivo che per tanti come la sottoscritta si rinnova immancabilmente tutti i
giorni della settimana.
Giusto per saperlo, così che nella remota possibilità vi possa essere chiesto, voi potete dire che sbronzarsi ha in realtà la propria storia!
Il mito dell’aperitivo quotidiano è iniziato con Campari Soda nei bar, un aperitivo veloce nato negli anni ottanta con due patatine e un oliva al bancone; semplice e economico mi pare di capire.
Ora
il mito dell’aperitivo è cambiato, quello dell'happy-your anche, e si è arrivato a un punto dove il Campari, non è altro che ingrediente di Negroni, Americano, e bla bla, qualche altra decina di drink che se assaporeremmo con solo una patatina, e un'oliva in meno di due anni, saremo al ospedale di San Vittore, con un ulcera perforata. Ma tralasciando questo..
Nella galleria, i visitatori saranno accolti da una slot machine, dove la
parola Campari è unita a diversi lettering, dediti a mostrarci quanti loghi sono stati inventati, fino agli anni trenta, quando la battaglia diventò più
complicata, e verrà utilizzato solo il logo principale, su ogni bottiglia (sì, quello dei cani, che vi ho ricordato prima!)
Un'animazione e un sound design che renderà divertente la
collezione, ben lontana certo, da quelle chine istallate frontalmente capace di mettere al tappeto con un attacco di sonnolenza mortale anche l'osservatore più attempato e attento presente a questo mondo...
Negli anni trascorsi, non era mai stata pensata un esposizione di
carattere permanente, c’era qualcosa comunque, ma che non somigliava nemmeno in lontananza a una collezione.
Nell’attesa di realizzare il secondo piano Campari, la galleria ha allestito una mostra con opere abbastanza rilevanti di Fortunato Depero (pittore, sculture e grafico futurista per chi si fosse perso ancora all'elenco puntato degli aperitivi), provenienti o dal museo di Rovereto, piuttosto che da qualche collezionista privato.
Cercando di tralasciare tutto il discorso che riguarda l'assimetria, piuttosto che la simmetria nelle opere di Fortunato, vi chiederete, ma che diavolo ci fa il futurismo col Campari?

Dopo questa rassegna non brevissima, rispetto ai miei post un attimino più sintetici, vi invito a ordinare stasera uno sbagliato al vostro barman di fiducia, magari raccontando qualcosa di questo post, almeno per rompere il ghiaccio con il vostro vicino di tavolo.
Perché si sa la bellezza strega, ma l'arte conquista!
Ps: Consiglio vivamente una visitina (che per altro è gratuita alla galleria Campari) a Sesto che è anche attaccata al capolinea dell'M1 e quindi non avete scusanti.
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