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giovedì 12 marzo 2015

Retrospettiva a David Bailey, al PAC di Milano.

Molto di più di 300 scatti.
Retrospettiva a David Bailey, al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano
 

Dalla Swinging London dei magici anni sessanta al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano. Una gigante e chiccosissima culla, di cultura per l’alta moda,  e di una frastornante notorietà.  Volendo poi contestualizzare un attimo, parliamo di anni in cui i rapporti tra razze, generazioni, sessi, vengono a  modificarsi in maniera irreversibile, in direzione di una maggiore apertura che fino a quegli anni era venuta meno, un affermarsi per  meglio dire di una progressiva  libertà e democrazia.

Una costellazione di oltre 300 scatti, di uno dei fotografi più influenti e espressivi dell’ultimo Novecento, la retrospettiva battezzata Stardust sarà in mostra fino al 2 giugno al Padiglione di Arte Contemporanea  a Milano, proprio al fianco della GAM.
Pietra miliare della fotografia, Bailey è creatore di alcuni ritratti, tra i più significativi di oggi. Una fotografia che inizialmente si presenta come fashion photography; nonostante lo stesso artista avesse sempre guardato il mondo della moda, come un mondo caotico, dove la gloria giungeva non tanto in carriera, ma postuma alla morte. Infastidito, ma nello stesso tempo indifferente, accettò dapprima l’incarico offertogli da Vogue, dove attorno a questo si concentrerà il primo capitolo della mostra. Circoscritta in qualche modo al lavoro di Bailey, ma ci accorgiamo che c’è ben altro. Non ci si limita alle sgargianti e accattivanti ritratti da testata, ma se muoviamo pochi passi, ci rendiamo conto che la mostra ripercorre i capitoli di vita dello stesso artista. Ci troveremo davanti ad altri capitoli della fotografia dagli still lives, sempre dritto fino alla fine del mondo.

Scatti dall’India, dalla Birmania, dall’Australia, alla Papua Nuova Guinea, fino al Sudan.

Ma non è solo questo. Alla macchina fotografica di Bailey non scappano nemmeno i grandi divi, come Dalì o Warhol, e altri ritratti tra cui quelli di Francis Bacon e di Damien Hirst. Ma teniamo anche un’occhio sulla contemporaneità, dove non ci possono sfuggire né Jonnhy Depp, né Marylin Streep, capisaldi del cinema odierno.

Piccola parentesi, che non voglio esprimere come uno dei capitoli della mostra è sicuramente quella delle nature morte di Bailey. Sono comprese un paio di recenti nature morte dell’artista; le figure sono dipinte dalla fantasia dello stesso e hanno una strana e  particolare presenza onirica, data probabilmente dal fatto che queste composizioni  sono dipinte nell’immaginazione, ed è la stessa fantasia  a regolare la luce, o la scala relativa a ogni oggetto.

Dall’esigenza, e dal desiderio di trovare qualcosa di diverso, di trovare nuovi soggetti, ecco che nasce uno dei progetti, dove i suoi scatti ci dicono a voce alta, che si può essere fotografi anche usando un cellulare (personalmente  io sarei punto e a capo anche on l’ultimo iphone uscito ora sul mercato); ma con uno dei modelli Nokia, Bailey realizza una serie di scatti, che a primo occhio sembrano così perfette, da pensare che dietro a una folla, o a un ragazzo ci sia uno studio tutto minuzioso, per poter arrivare a quel risultato.

Un enorme costellazione di idee, e nello stesso tempo una costellazione di grande stelle.

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