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giovedì 19 marzo 2015

I tratti essenziali di ogni gioco: la simmetria, le leggi arbitrarie, il tedio.

Se il post precedente, pubblicato poco fa (li sto appunto pubblicando uno dopo l'altro, perché ho finito i GB compresi nel mio abbonamento mensile; quindi non sono stata colpita da uno sclerosismo, sto solo ottimizzando tempi e spazi) volevo dirvi, comunque cos’ho adorato di questa fiera: lo spazio San Giorgio, una galleria di contemporanea a Bologna, di via San Giorgio 12.
…” Erano al buio, in un piccolo spazio sotto lo stand.  Le ho viste, ci ho interagito, ci ho giocato, mi hanno emozionato……”
Tutte delle creazioni ai limiti del colore, e della propria tela; la tela in base alla luce esposta, cambia colore; basta accendere la luce per accorgersi che la tela sarà poco più che bianca, senza colore, senza disegni, senza nulla – ma c'è molto altro, sono parte integrante del lavoro di Galeano anche le performance in cui può prendere parte lo spettatore, che riuscirà dopo essersi appoggiato alla tela a scorgere il disegno della sua ombra.
Non esiste niente, ma solo noi, e il nostro occhio. Ha oltrepassato il confine del giorno e della notte, scardinando il canone non tanto scontato, quanto logico di  vedere un opera in un contesto diurno, consentendoci di trovarla visibile solamente durante la notte, al buio.
"Biancaneve" è una delle opere esposte
 all'Affordable Art Fair.
Il percettibile, può diventare in un attimo impercettibile.
Pensandoci un attimo (non dico che venga spontaneo, ma comunque dopo averci riflettuto un minimo) ho ricordato che nella filosofia antica, Aristotele attribuisce alla luce, la caratteristica di essere il quinto elemento, l’etere, composta di materia fluida e sottile, che circonda e comprende l’universo; quella materia non è altro che colore di Galeano; mentre la visione più immediata e che preferisco è quella che in fondo ci accomuna un po’ tutti, conosciuta come agostiniana dove la luce coincide con "scintilla animae", l’elemento divino presente nell’interiorità di ciascun uomo.
E di conseguenza ricordo invece che nel teatro occidentale, la luce ha da sempre avuto a un ruolo prevalentemente strumentale; ovvero l’illuminazione della scena aveva lo scopo di rendere l’azione visibile, simulando spesso gli effetti della luce solare. Altri lumi erano disposti lungo gli elementi che caratterizzavano la scena, tentando di catturare l’attenzione del pubblico; ed è esattamente quello che è successo ieri.
Con classe 1948, Raimondo Galeano inizia il suo percorso artistico con  la scuola di Piazza del Popolo, movimento artistico che prende vita negli anni 60 per mano dello stesso Mario Schifano; ma ben presto ne prende le distanze per avvicinarsi all’uso della fosforescenza e di vernici luminescenti reattive alla luce. 
Dopo decenni di lavoro e ricerca l’artista riesce a accostare al verde tipico, un altro pigmento tipico delle sue opere: quello del blu; i soggetti così facendo sembrano letteralmente schizzare fuori dalla tela, donandogli un aspetto di bidimensionalità estrema.
 Nella sua pittura, ribalta il concetto tradizionale di pittura e luce riflessa ,e grazie a particolari vernici, e polveri è la luce diventa pittura. Come egli stessa afferma:
“Il colore non esiste, perché in assenza di luce nessuno di noi sarebbe in grado di distinguerne alcuno!”


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