Se il post precedente, pubblicato poco fa (li sto appunto pubblicando uno dopo l'altro, perché ho finito i GB compresi nel mio abbonamento mensile; quindi non sono stata colpita da uno sclerosismo, sto solo ottimizzando tempi e spazi) volevo dirvi, comunque cos’ho adorato di questa fiera: lo
spazio San Giorgio, una galleria di contemporanea a Bologna, di via San Giorgio 12.
…” Erano al buio, in un piccolo spazio sotto lo stand. Le ho
viste, ci ho interagito, ci ho giocato, mi hanno emozionato……”
Tutte delle creazioni ai limiti del colore, e della propria
tela; la tela in base alla luce esposta, cambia colore; basta accendere la luce
per accorgersi che la tela sarà poco più che bianca, senza colore, senza disegni,
senza nulla – ma c'è molto altro, sono parte integrante del lavoro di Galeano anche le performance in cui può prendere parte lo
spettatore, che riuscirà dopo essersi appoggiato alla tela a scorgere il disegno della
sua ombra.
Non esiste niente, ma solo noi, e il nostro occhio. Ha
oltrepassato il confine del giorno e della notte, scardinando il canone non
tanto scontato, quanto logico di vedere
un opera in un contesto diurno, consentendoci di trovarla visibile solamente
durante la notte, al buio.
![]() |
"Biancaneve" è una delle opere esposte all'Affordable Art Fair. |
Il percettibile, può diventare in un attimo impercettibile.
Pensandoci un attimo (non dico che venga spontaneo, ma comunque dopo averci riflettuto un minimo) ho ricordato che nella filosofia
antica, Aristotele attribuisce alla luce, la caratteristica di essere il quinto
elemento, l’etere, composta di materia fluida e sottile, che circonda e
comprende l’universo; quella materia non è altro che colore di Galeano; mentre la visione più immediata e che preferisco è quella che in fondo ci
accomuna un po’ tutti, conosciuta come agostiniana dove la luce coincide con "scintilla
animae", l’elemento divino presente nell’interiorità di ciascun uomo.
E di conseguenza ricordo invece che nel teatro
occidentale, la luce ha da sempre
avuto a un ruolo prevalentemente strumentale; ovvero l’illuminazione della
scena aveva lo scopo di rendere l’azione visibile, simulando spesso gli effetti
della luce solare. Altri lumi erano disposti lungo gli elementi che
caratterizzavano la scena, tentando di catturare l’attenzione del pubblico; ed è esattamente quello che è successo ieri.
Con classe 1948, Raimondo Galeano inizia il suo percorso
artistico con la scuola di Piazza del
Popolo, movimento artistico che prende vita negli anni 60 per mano dello stesso
Mario Schifano; ma ben presto ne prende le distanze per avvicinarsi all’uso
della fosforescenza e di vernici luminescenti reattive alla luce.
Dopo decenni di lavoro e ricerca l’artista riesce a
accostare al verde tipico, un altro pigmento tipico delle sue
opere: quello del blu; i soggetti così facendo sembrano letteralmente schizzare
fuori dalla tela, donandogli un aspetto di bidimensionalità estrema.
Nella sua pittura,
ribalta il concetto tradizionale di pittura e luce riflessa ,e grazie a
particolari vernici, e polveri è la luce diventa pittura. Come egli stessa afferma:
“Il colore non esiste, perché in assenza di luce nessuno di
noi sarebbe in grado di distinguerne alcuno!”
Nessun commento:
Posta un commento