
E’ difficile, impossibile determinarne la reale natura, che
contiene in sé una negazione: incompiuta, non-compiuta.
Il vino può aiutare a raggiungere quel processo di
“compimento” che consente di raggiungere l’equilibrio emotivo. L’equilibrio
emotivo è quella condizione, che ci permette di vivere pienamente la nostra
esistenza in serenità, senza false aspettative o ideali irraggiungibili. Ma
penso ci sia molto di più dietro a tutto questo..
(da "Vino e Psicanalisi", di Sinibaldi e Ferrari, psicoanalisti con un'enoteca tra Cinque Giornate e Corso XXII Marzo)
Come dicevo prima, e come avrete capito è il vino a rendere
migliore l’uomo, mente cosa dicevano della pittura? Che invece rende leggibile
e sottile la nostra anima.
Non c’è perciò da stupirsi, se arte e vino nella loro storia
hanno avuto continui incontri; entrambi in comune hanno una natura materiale, e
un magnetismo spirituale.

Bè il vino è divertimento, questa è la prima certezza che
abbiamo perché dove c’è vino c’è sorriso, come seconda certezza è che dove c’è
vino in genere c’è arte…
Per Veermer in “Due gentiluomini e una fanciulla con vino” è
un istante di seduzione, una donna raffinatamente vestita con un vestito di
seta rossa, come volesse con un sorriso, compiacersi davanti a un uomo che la
invita a bere un bicchiere di vino, poi io che sia compiacimento o ebrezza ho
qualche dubbio io.
Stesso uomo, stessa situazione dove una donna seduta sta
assaporando un bicchiere di vino; in entrambe le rappresentazioni quelle ad
essere illuminate sono le emozioni e gli stati d’animo, messi in evidenza dal
gioco psicologico che viene a crearsi.
Campeggiamo da un Paul Cezanne che lascia una
bottiglia di vino sul tavolo assieme ai suoi giocatori di carte, a un Manet
dove il vino è protagonista anche a colazione (ecco su quest’ultima cosa non
posso che esordire, con un: “Bravo che hai capito l’essenza del mio pensiero,
un pranzo senza vino, non può essere che colazione, e anzi maggià che ci siamo
un po’ di vino piazziamolo anche li. Fratello e faro il vino ha preso sottobraccio
e accompagnato ovunque tutti da Modigliani a Soutine….

Questo vinitaly ci ha fatto una sorpresa e insegnato
qualcosa; i vini biologici e vegani sono stati i protagonisti di questo 2015; i
consumatori nonostante la congiuntura negativa di questi ultimi tempi,
continuano a consumare a quanto pare.
Infatti mi è stato poi spiegato che nella fase di vinificazione diverse volte sono
utilizzate sostanze di origine animale come le proteine del latte, o dell’uovo,
che vengono utilizzate nella chiarificazione di vini. Questi vini paiono essere
una garanzia per ogni vegetariano o vegano, che può stare tranquillo dopo tutti quei settecentoquattordici controlli accurati che vengono effettuati non sono alla fine, ma durante tutta la fase della realizzazione.
Un altro padiglione che mi ha intrigato è sicuramente quello
coraggioso e mini-mini (il mini fa tendenza questa è la terza certezza dopo il
divertimento e l’arte) che ci ha offerto
anche una piccola offerta di vini internazionali. Ecco tanto per fare un po’ di chiarezza
voglio dire che non sono un’espertissima, ma un vino cattivo si sa riconoscere.
Uno paio me ne sono rimasti impressi nella mente e sulle
papille. Il primo era un vino spagnolo, che aveva sentori intensissimi e
favolosi all’olfatto, ma che non aveva gli stessi attributi quando il dato
sensoriale in gioco è stato il gusto. Quindi io rimarrò fedele alle mie
venticinque regioni, dal Piemonte alla Puglia, allargandomi alle isole, e
soffermandomi più che volentieri anche lì.
Dunque l’unico consiglio che vi posso dare è quello di
non predestinarvi obbiettivi particolari e andate dove vi porta il cuore e il vino.