Pagine

giovedì 26 febbraio 2015

Dialogo a Montmarte: Dalì e la street-art



Una chiaccherata a Montmartre: Dalì e la street-art



L'Homme Mouton di Fred Calmaste



"Fino al 15 Marzo all'Espace Dalì Paris, 22 artistes street art s'inventent chez Dalì: Dalì fait le mur."Non una semplice chiacchierata, 300 opere a Montmartre, angolo di fiaba e realtà che infervorava tutti, da Modigliani a Soutine, inculcandoci quell' idea romantica, ma non meno bohémien che faceva dell'artista, un profeta tormentato, e inascoltato.Con uno skyline talmente sbalorditivo, da diventare surreale, c'è ancora chi trascorre un lunedì pomeriggio, chiacchierando con l'arte.E' molto più di un dialogo, ma un confronto così significativo tra surrealismo e street art, da tenerci concentrati ma senza perdere nemmeno per un minuto l'immaginazione e la fantasia, in tutto il percorso; alcuni pezzi, oltre a dialogare con la post-contemporaneità della street art, hanno da raccontarci una storia tutta loro. Ma incomincio col dire che questo dialogo che non è per niente stancante, né ripetitivo, o forzato, ma straordinariamente organico probabilmente per la grande accomunanza di Dalì con la street-art di oggi che sicuramente hanno in comune, la voglia di ribellarsi, di ricreare, e proporre tecniche espressive nuove, ridiscusse, proprio come egli stesso seppe maneggiare destramente il concetto di surreale, rendendo inaccettabile il fatto che il sogno (e l'inconscio di conseguenza) avesse avuto così poco spazio nella civiltà e nell'arte moderna, da ricreare la fondamentalità del sogno e dell'inconscio nella propria produzione, ripristinandoli dalla loro marginalità.Una storia talmente attraente, da sedurmi a prima vista.Tra le 300 opere esposte permanentemente alla fondazione, alcune come dicevo prima hanno un dialogo talmente importante da essere personale e univoco come il più celebre e conosciuto "orologio". Come nella pittura, stesso discorso vale per la scultura, dove in entrambe, gli orologi si sciolgono come se se si trattasse di un'improbabile dilatazione del tempo. L'orologio di Montmarte, (Persistenza della memoria), poggia su un ramoscello così scarno da simboleggiare il tempo della memoria. Ha una forma poco definita, quasi fluida per dimostrare l'opposto delle ferree regole del tempo, ossia l'elasticità del tempo della memoria.Possiamo "rapidamente" transitare da un Fred Calmets con il suo Speed-Man di ispirazione giapponese a una "Venere a cassetti" dove il cassetto altro non è che una delle zone più profonde e segrete dell'inconscio, evocato innumerevoli volte anche dallo stesso Froid. Un repertorio estremamente vario che comunque insiste per non farci disperedere il messaggio più importante: "guardare un oggetto e vederne, e dipingerne di conseguenza uno diverso"Una sorta di esperienza polimorfa, esplosiva, deconcentrante, insolita, anticorformista, divertente, che ha permesso finalmente aggiungerei, e dopo tanto una "bavarder"tra contemporaneità e post-contemporaneità che nei nostri scorci italiani, o almeno meneghini per quanto io veda, non è ancora arrivata! Più di venti artisti prelevati direttamente dalla street art, tra pennelli, e bombolette spray hanno dato la loro personale visione di surrealismo.Dialogheranno Akiza, Artiste Ouvrier, Btoy, Fred Calmets, Codex Urbanus, Hadrien Durand-Baïssas, Jadikan, Jérôme Mesnager, Les King’s Queer, Kool Koor, Kouka, Levalet, Thomas Mainardi, Manser, Nikodem, Nowart, Paella, Pioc Ppc, Sack, Speedy Graphito, Valeria Attinelli, Zokatos

Nessun commento:

Posta un commento